Miele, produzione in ripresa ma non soddisfa la domanda
Con oltre 22 mila aziende agricole e 1,6 milioni di alveari, l’Italia è al 6° posto in Europa per numerosità di alveari, di cui circa l’80% gestiti da apicoltori professionali, un trend in continua crescita, se si confrontano i dati degli ultimi due censimenti Istat (nel 2020 si registra + 57% di alveari a livello nazionale, rispetto al 2010). Questi i primi dati presentati nel Rapporto del Crea "Api e Miele: opportunità: potenzialità e minacce per una filiera essenziale", che evidenzia inoltre che il settore dal 2016 può contare su rilevazioni più precise e sistematiche grazie all’istituzione della Banca dati apistica (Bda).
La produzione nazionale di miele, che nel 2022 ha raggiunto circa 23.000 tonnellate - in forte ripresa rispetto all’anno 2021, quando la produzione si era fermata a 12.450 tonnellate (dati Osservatorio nazionale miele), resta insufficiente rispetto alla domanda, per cui le importazioni raggiugono le 26.500 tonnellate circa, pari a 100,8mln di euro.
Al Cento Nord la maggior concentrazione di aziende. Oltre la metà delle aziende apistiche, si concentra nelle regioni del Centro Nord, mentre quelle meridionali sono numericamente inferiori, ma mediamente più grandi, anche se con dimensioni molto piccole di Superficie agricola utilizzata (oltre il 50% non arriva a un ettaro di Sau). Nella maggior parte dei casi (74%) si tratta di aziende caratterizzate da un orientamento produttivo misto, che comprende sia attività di coltivazione che di allevamento.
Nel 2022 la regione con il maggior numero di alveari è il Piemonte, segue la Lombardia
mentre al terzo posto troviamo la Calabria. Da segnalare che la regione Veneto,
che rappresenta quella con il maggior numero di apicoltori, in termini di alveari è
solamente la settima regione.
I dati mostrano dunque un settore che ha contato negli anni su una interessante crescita, ma non mancano punti critici che stanno mettendo a dura prova il comparto, quali: crescita dei costi di produzione a fronte di riduzione dei prezzi all’ingrosso e concorrenza di mieli esteri di scarsa qualità, e una forte esposizione ai cambiamenti climatici.
Ottanta milioni di euro per sostenere la filiera. Alla filiera italiana delle api e del miele, per la programmazione 2023-2027, come sottolinea il Crea, sono stati destinati complessivamente 83,8 milioni di euro: risorse per il 30% stanziate dalla Pac (25,1mln) e per il 70% (58,6mln) cofinanziate con risorse nazionali.
La relazione con l’attività agricola è forte: oltre alle questioni legate alla qualità degli ecosistemi, nel rapporto si stima che oltre il 30% del valore economico delle produzioni vegetali derivi dalle coltivazioni che beneficiano dell'azione di impollinazione delle api.
L’Italia può contare su una grande varietà di mieli uniflorali (oltre 30) e diversi millefiori, fortemente caratterizzati sul territorio e determinati dall’immenso patrimonio di ambienti e di biodiversità del Paese. Un fattore di qualità e di distintività dei prodotti, fondato su stretti legami con i territori di produzione, che è anche alla base del Sistema di qualità nazionale.
Il Rapporto, spiega il Crea esplora ed analizza con un approccio integrato e multidisciplinare tutti i diversi aspetti del settore: dalle questioni strutturali alle dinamiche di mercato, dalla sostenibilità dell'attività apistica e delle aziende che se ne occupano e dei sistemi agricoli e agroforestali che ospitano le api, fino ad arrivare agli aspetti qualitativi e alle caratteristiche e alle proprietà salutistiche delle produzioni.
https://terraevita.edagricole.it/attualita/miele-produzione-in-ripresa-ma-non-soddisfa-la-domanda/